Il processo che distingue la percezione nel sonno da quella cosciente

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 24 settembre 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

È nozione elementare che durante il sonno gli stimoli sensoriali per poter essere rilevati coscientemente debbano avere un’intensità tale da superare la soglia tipica degli stati REM e NREM; è noto, infatti, che ciascuno stimolo percorre sia una via oligosinaptica di senso specifica, ovvero visiva, acustica, tattile, sia una via multisinaptica che, attraverso la formazione reticolare, attiva la corteccia cerebrale, in questo caso risvegliandola, così che possa elaborare adeguatamente lo stimolo. È noto anche che percezioni sotto-soglia durante il sonno, ossia non in grado di risvegliare la persona addormentata, possono talvolta generare informazione all’interno delle reti cerebrali, influenzando i contenuti dei sogni. Da oltre mezzo secolo si studia la possibilità di influire durante il sonno sull’apprendimento semantico attraverso la percezione acustica sotto-soglia di registrazioni verbali, per riuscire a comprendere quale sia il rapporto tra una recezione verbo-acustica nel sonno di parole, frasi e testi, e la reale formazione di una memoria semantica a disposizione dell’intelligenza del soggetto.

In altri termini, si conosce la differenza intuitiva e neurofisiologica generica tra recezione nel sonno e percezione da svegli, ma non si conoscono differenze in termini di meccanismi e processi che consentano di distinguere la rilevazione cerebrale del segnale sotto la soglia di veglia dalla percezione tipica che avviene nel soggetto sveglio. È certo che solo rarissimamente una percezione nel sonno innesca una risposta comportamentale paragonabile a quelle che si hanno da svegli, ma non si sa se il sonno sopprima un qualche particolare evento dell’elaborazione sensoriale – come è stato ipotizzato – e in particolare se inibisca i processi di feedforward o quelli di feedback nella segnalazione. Yuval Nir dell’Università di Tel Aviv, con Hanna Hayat e altri collaboratori, ha indagato questo problema in pazienti volontari affetti da epilessia ai quali sono state somministrate varie classi di stimoli acustici durante il sonno e la veglia, studiando le risposte cerebrali mediante registrazione dei potenziali neuronici, rilievo dell’elettroencefalogramma (EEG) intracranico e polisonnografia. Il risultato è molto significativo.

(Hayat H., et al., Reduced neural feedback signaling despite robust neuron and gamma auditory responses during human sleep. Nature Neuroscience 25, 935-943, 2022).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Physiology and Pharmacology, Sackler School of Medicine, Tel Aviv University, Tel Aviv (Israele); Sagol School of Neuroscience, Tel Aviv University, Tel Aviv (Israele); Department of Anesthesiology and Critical Care Medicine, Faculty of Medicine, Hebrew University of Jerusalem, Jerusalem (Israele); Functional Neurosurgery Unit, Tel Aviv Sourasky Medical Center, Tel Aviv (Israele); Sackler Faculty of Medicine, Tel Aviv University, Tel Aviv (Israele); EEG and Epilepsy Unit, Department of Neurology, Tel Aviv Sourasky Medical Center, Tel Aviv (Israele); Department of Neurosurgery, University of California at Los Angeles (UCLA), Los Angeles, CA (USA).

Trascorriamo dormendo circa un terzo della nostra vita e ormai conosciamo bene l’importanza vitale della funzione del sonno, dopo decenni di esperimenti di deprivazione che hanno dimostrato quali e quante funzioni sono alterate da periodi protratti senza la possibilità di dormire. Se il sonno è evidentemente una condizione ciclica di riposo per l’apparato muscoloscheletrico e gli organi sensoriali esterocettivi, per il cervello è uno stato funzionale altamente organizzato, generato dall’interazione e dalle sinergie di numerosi elementi biologici, al centro dei quali c’è l’assetto delle reti neuroniche dell’encefalo. Il sonno è caratterizzato dall’alternanza di fasi REM e Non-REM: la fase REM, caratterizzata da sogni vividi nell’80-95% del tempo, occupa approssimativamente il 25% della durata del sonno e, sebbene caratterizzi solo uno dei 5 stadi canonici, costituisce il riferimento principale in base al quale si denomina il “tipo” di sonno.

Il sonno è stato anche definito come uno stato reversibile omeostaticamente regolato di ridotta responsività comportamentale a stimoli ambientali.

Un’alta soglia di attivazione in risposta alla stimolazione ambientale esterna è il criterio principale per definire il sonno, particolarmente per specie animali diverse dai mammiferi, quali pesci o insetti nei quali il sonno non può essere determinato mediante criteri elaborati in base a sistemi di rilevazione oggettiva paragonabili all’EEG. Ma, per quanto riguarda il modo in cui il sonno influisce sulla soglia e sui processi che determinano le risposte sensoriali, si sa ancora poco.

Da una parte, è ragionevole ipotizzare l’attenuazione della risposta a stimoli esterni da parte delle regioni sensoriali della corteccia cerebrale durante il sonno, date le prove a sostegno di questo fenomeno; ma, d’altra parte, altre linee di evidenza suggeriscono l’esistenza di considerevoli risposte corticali durante il sonno, in quanto l’elaborazione discriminativa persiste per stimoli rilevanti da un punto di vista comportamentale o incongruenti in termini semantici[1], così come nella riattivazione mirata di memoria per stimoli contestuali. Inoltre, studi recenti hanno contraddetto l’ipotesi del “varco talamico” quale livello di controllo che impedisce nel sonno la prosecuzione degli impulsi sensoriali dal talamo alla corteccia cerebrale, come nel caso dell’anestesia profonda.

Studi precedenti che hanno cercato di individuare il processo responsabile della differenza tra percezione nel sonno e percezione nella veglia mediante MEG, EEG e fMRI in volontari sono stati gravati da varie limitazioni. Ad esempio, brevi stimolazioni durante il sonno evocano una grande risposta stereotipa, ossia un’onda lenta spesso seguita da un fuso del sonno, conosciuta come complesso “K”, che maschera le precise dinamiche e condiziona l’interpretazione dei dati. Le risoluzioni spaziale e temporale di EEG e fMRI, rispettivamente, non possono distinguere le fonti neuroniche delle risposte selettive uditive precoci (minori di 150 ms) da quelle tardive (200-1000 ms) di tipo non specifico, o determinare se il sonno interessa predominantemente l’elaborazione a feedforward o a feedback.

Lo studio condotto da Yuval Nir, Hanna Hayat e colleghi è stato progettato per superare questi limiti. I ricercatori israeliani hanno impiegato stimoli uditivi, quali sequenze di click, parole e musica, erogati durante il sonno e durante la veglia a pazienti epilettici volontari per questa sperimentazione, mentre registravano l’attività a picchi neuronica, i potenziali di campo locali microwire, l’elettroencefalogramma intracranico e la polisonnografia classica.

Gli stimoli uditivi hanno indotto un intenso e selettivo spiking, ossia picchi di attività, così come risposte di alta potenza gamma (80-200 Hz) nel lobo temporale laterale, sia durante il sonno REM, sia durante il sonno NREM. È interessante notare che il sonno attenuava solo moderatamente la grandezza delle risposte, modificando prevalentemente le risposte tardive al di là della corteccia acustica primaria, e la sincronizzazione con rapide sequenze di click nel sonno NREM. In contrasto, era fortemente ridotta nel sonno la desincronizzazione indotta da stimolo uditivo alfa-beta (10-30 Hz, cioè potenza diminuita) prevalente nella veglia.

Dunque, estese risposte uditive persistono durante il sonno, mentre la riduzione di potenza alfa-beta, verosimilmente riflettendo processi di feedback neurale, è deficitaria.

Questi risultati suggeriscono che la segnalazione a feedback costituisce l’elemento chiave, discriminante e distintivo dell’elaborazione cosciente degli stimoli sensoriali.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-24 settembre 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] In proposito, nell’articolo qui recensito sono citati ben nove studi (v. Bibliografia).